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      Il pontefice però non partí dalla risoluzione sua, ma trovò un temperamento non piú usato da papa alcuno, di alzare la mano col fulmine e minacciar di tirarlo, ritenendolo però senza lanciarlo, e con questo modo sodisfare a' cardinali et alla corte et altri, e non metter in prova la potestà pontificale. Formò per tanto il papa un processo e sentenza severissima contra quel re sotto il dí 30 agosto 1535, e tutto insieme sospese la publicazione a suo beneplacito, lasciata però andare la copia occultamente in mano di chi sapeva glie l'averebbe fatta capitare e facendo caminar il rumore della bolla formata e della sospensione d'essa, con fama che presto presto, levata la sospensione, si venirebbe alla publicazione, e con dissegno di non venirci mai.
      E se ben non era senza speranza che il re, o per timore del fulmine fabricato, o per l'inclinazione del suo popolo, o per sazietà de' supplicii contra gli inubedienti al suo decreto, s'inducesse, o per interposizione dell'imperatore o del re di Francia (quando per le occorenze del mondo fosse costretto unirsi con alcuno di loro) fosse indotto a cedere; principalmente però si mosse per la causa sudetta, acciò egli medesimo non mostrasse la debolezza delle arme sue e fermasse il re maggiormente nella separazione. Nondimeno in capo di 3 anni si mosse a mutare proposito per gli irritamenti che gli pareva esser usati da quel re verso lui senza occasione, in mandare sempre manifesti contra le sue convocazioni del concilio et oppugnare le sue azzioni, se ben non indrizzate ad offesa particolare di lui; e nuovamente con aver processato, citato e condannato per ribelle del regno, con confiscazione de' beni, san Tomaso cantuariense, prima canonizato da Alessandro III per esser stato ucciso in difesa della libertà e potestà ecclesiastica sino 1171, del quale si fa annualmente solenne festa nella Chiesa romana, con essecuzione della condanna, levando dalla sepoltura le ossa, che furono abbrugiate in publico per mano del ministro di giustizia e sparse le ceneri nel fiume; posta la mano ne' tesori, ornamenti et entrate delle chiese dedicate a lui, il che era l'avere toccato un arcano del pontificato molto piú importante che la materia del concilio.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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