Ora non desiderare altro, se non che qualche composizione si mandi ad effetto e che da ambe le parti sia eletto qualche picciol numero d'uomini pii e dotti e, conferito amicabilmente sopra le cose controverse senza pregiudicio d'alcuna delle parti, propongano in dieta i modi della concordia, acciò, deliberato il tutto col legato, si possa venir alla desiderata conclusione. Nel modo d'eleggere questi trattatori fu subito controversia tra i catolici et i protestanti. Perilché Cesare desideroso che qualche ben si facesse, domandò et ottenne dall'una parte e dall'altra che concedessero a lui di nominare le persone e si confidassero che non farebbe se non cosa di beneficio commune. Elesse per i catolici Giovanni Ecchio, Giulio Flugio e Giovanni Gropero, e per i protestanti Filippo Melantone, Martino Bucero e Giovanni Pistoria: i quali chiamò a sé e con gravissime parole gli ammoní a dar bando agli affetti et aver mira alla gloria di Dio. Prepose al colloquio Federico, prencipe palatino, et il Granvela, aggiontovi alcuni altri per intervenirvi, acciò il tutto passasse con maggior degnità.
[Cesare fa presentar un libro di concordia, del quale alcuni articoli sono approvati]
Congregato il colloquio, Granvela messe fuora un libro, dicendo essere stato dato a Cesare d'alcuni uomini pii e dotti come buono per la futura concordia et essere volontà di Cesare che lo leggessero et essaminassero, dovendogli servire come argomento e materia di quello che dovevano trattare, e che quello che piacesse a tutti, fosse confermato, quello che dispiacesse, corretto, e dove non convenissero, si procurasse di ridursi a concordia.
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