Cesare, ricevuta la bolla del concilio, rispose al papa non essere sodisfatto del tenore di quella; imperoché non avendo egli mai ricusato alcuna fatica, né pericolo, overo spesa acciò il concilio si facesse, per il contrario, avendosi il re di Francia adoperato sempre per impedirlo, gli pareva cosa strana che in quella bolla gli fosse comparato et ugualiato, e narrate tutte le ingiurie che pretendeva avere ricevute dal re, vi aggionse anco che nell'ultima dieta di Spira s'aveva adoperato per mezo de' suoi ambasciatori per nutrire le discordie della religione, promettendo separatamente all'una parte et all'altra amicizia e favore. In fine rimesse alla Santità Sua il pensare se le azzioni di quel re servivano per rimediare a' mali della republica cristiana e per principiare il concilio, il quale sempre aveva attraversato per sua utilità privata et aveva costretto esso, che se n'era avveduto, a trovar altra strada per reconciliare le cose della religione. Dovere per tanto la Santità Sua imputare a quel re, e non a lui, se il concilio non si celebrarà, e volendo aiutare il publico bene, dichiararseli nemico, essendo questo mezo unico per venir a fine di fare il concilio, stabilire le cose della religione e ricuperare la pace.
Il re, come presago delle imputazioni che gli sarebbono date, d'avere mosso una guerra con detrimento della religione et impedimento del divino servizio che si poteva aspettar dal concilio, aveva prevenuto con la publicazione d'un editto contra i luterani, commandando a' parlamenti l'inviolabile essecuzione, con severi precetti che fossero denonciati quei che avessero libri alieni dalla Chiesa romana, che si congregassero in secreti conventicoli, i transgressori de' commandamenti della Chiesa, e specialmente che non osservassero la dottrina de' cibi, overo usassero orazione in altra lingua che latina; commandando a' sorbonisti d'essere, contra tutti questi, diligentissimi esploratori.
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