Poi, fatto conscio dell'arteficio di Cesare, che per ciò tentava incitargli contra il pontefice, per rimedio sollecitava che con effetti si procedesse contra i luterani e commandò che in Parigi s'instituisse una formula di scoprirli et accusarli, proposto anco pene a chi non gli manifestasse e premii a' denonciatori. Avuto poi piena notizia di quanto Cesare aveva scritto al pontefice, gli scrisse ancora una longa lettera apologetica per sé, et invettiva contra Cesare: primieramente rinfaciandogli la presa e sacco di Roma, e la derisione aggionta al danno col fare processioni in Spagna per la liberazione del papa che egli teneva prigione; discorse per tutte le cause d'offese tra sé e Cesare, imputando a lui ogni cosa. Concluse non potersi ascrivere a lui che il concilio di Trento fosse impedito o ritardato, essendo cosa da che non gliene veniva alcuna utilità et era molto lontana dagli essempii di suoi maggiori, i quali immitando, metteva ogni suo spirito a conservare la religione, come ben dimostravano gli editti et essecuzioni ultimamente fatte in Francia. Perilché pregava la Santità Sua di non dare fede alle calonnie e rendersi certo di averlo sempre pronto in tutte le cause sue e della Chiesa romana.
[Il papa cerca di pacificargli, et invia suoi legati a Trento]
Il pontefice, per non pregiudicare all'ufficio di padre commune, da precessori suoi sempre ostentato, destinò ad ambedue i prencipi legati per introdurre trattato di pacificazione, il cardinale Contarini a Cesare et il Sadoleto al re di Francia, a pregarli di rimetter l'ingiurie private per rispetto della causa publica e pacificarsi insieme, accioché le loro discordie non impedissero la concordia della religione; et essendo quasi immediate passato ad altra vita il Contarini, vi sostituí il cardinale Viseo con maraviglia della corte, perché quel cardinale non aveva la grazia di Cesare, a cui era mandato.
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