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      Interposero i legati dilazione con dire che non era degnità incomminciare un concilio con sí poco numero, massime dovendo trattare articoli di tanta importanza, come quelli che da' luterani erano rivocati in dubio. I cesarei replicavano che si poteva ben trattare la materia di riforma, che era piú necessaria, né soggetta a tante difficoltà, e gli altri allegando che conveniva applicare quella all'uso di diverse regioni, onde era piú necessario in essa l'intervento di tutti. In fine passarono a proteste, alle quali non rispondendo i legati, ma rimettendo la risposta al papa, non si faceva conclusione alcuna.
      Approssimandosi il fine dell'anno, ordinò l'imperatore al Granvela d'andare alla dieta, che nel principio del seguente si doveva tenere in Noremberga, con ordine a don Diego di restar in Trento et operare che al concilio fosse dato principio, overo almeno che i congregati non si disunissero, per valersi di quell'ombra di concilio nella dieta. Il Granvela in Noremberga propose la guerra contra i turchi e di dar aiuti a Cesare contra il re di Francia. I protestanti replicarono, domandando che si componessero le differenze della religione e si levassero le oppressioni che i giudici camerali usavano contra di loro sotto altri pretesti, se ben in verità per quella causa; a che rispondendo Granvela che ciò non si poteva, né doveva fare in quel luogo e tempo, essendo già congregato per ciò il concilio in Trento, ma riusciva l'escusazione vana, non approvando i protestanti il concilio e dicendo chiaro di non volere intervenirvi.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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