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      Di questa azzione al pontefice et a' legati, che erano in Trento, tre particolari dispiacquero. L'uno, che l'imperatore attribuisse a sé d'aver indotto il papa alla celebrazione del concilio, che pareva mostrare poca cura delle cose della religione nel pontefice; il secondo d'avere indotto il re di Francia ad acconsentirvi, che non era con onore della Santità Sua, a cui toccava far questo; il terzo, che volesse tenergli ancora il freno in bocca di una dieta futura, accioché, non andando inanzi il concilio, avessero sempre da stare in timore che non si trattasse in dieta delle cose della religione. Sentiva il papa molestia perpetua, non meno per le ingiurie che riceveva quotidianamente da' protestanti, che per le azzioni dell'imperatore, le quali egli soleva dire che, quantonque avessero apparenza di favorevoli, erano maggiormente perniziose alla religione et autorità sua. quali non possono essere l'una dall'altra separate. Senza che gli pareva sempre esser in pericolo che l'imperatore non s'accordasse co' tedeschi in suo pregiudicio: e pensando a' rimedii non sapeva trovarne alcuno, se non mettere in piedi una guerra di religione; poiché con quella ugualmente resterebbono et i protestanti raffrenati e l'imperatore implicato in difficile impresa, e si metterebbe in silenzio ogni raggionamento di riforma e concilio. Era in gran speranza che gli potesse riuscire per quello che il suo noncio gli scriveva, di ritrovare Cesare sempre piú sdegnato co' protestanti e che ascoltava le proposte del soggiogarli con le forze: per questo rispetto, oltre il narrato di sopra, d'impedire che in dieta non fosse fatta cosa pregiudiciale, e far animo et aggionger forza a' suoi, s'aggiongeva un'altra causa piú urgente, come quella che era d'interesse privato; che avendo deliberato di dar Parma e Piacenza al figliuolo, non gli pareva poterlo fare senza gravissimo pericolo, non acconsentendo l'imperatore, che averebbe potuto trovare pretesti, o perché quelle città altre volte furono del ducato di Milano, o perché, come avvocato della Chiesa, poteva pretendere d'ovviare che non fosse lesa.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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