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      Ad alcuno, nel legere questa relazione, potrebbe parere che essendo di cose e raggioni leggiere, tenesse del superfluo: ma lo scrittore dell'istoria, con senso contrario, ha stimato necessario fare sapere da quali minimi rivoli sia causato un gran lago che occupa Europa, e chi nel registro vedesse quante lettere andarono e venirono prima che quell'apertura fosse conclusa, stupirebbe della stima che se ne faceva e delli sospetti che andavano attorno.
     
     
      [Il vicerè di Napoli ordina a' vescovi del regno di nominare quattro procuratori in nome comune di tutti pel concilio. Il papa rimedia per una bolla generale che divieta le procurazioni in concilio]
     
      In Italia, poiché si viddero incaminate le cose del concilio con speranza che questa volta si dovesse pur celebrare, li vescovi pensavano al viaggio. Il vicerè di Napoli entrò in pensiero che non andassero tutti i suoi: voleva mandare quattro nominati da lui col mandato degli altri del regno, che passano 100. Fece perciò il capellan maggior del regno una congregazione de' prelati in casa sua e gli intimò che facessero la procura: a che molti s'opposero, dicendo voler andar in persona; che cosí hanno giurato e sono tenuti, e non potendo, esser di raggione che ciascuno, secondo la propria conscienzia, faccia procuratore, e non un solo per tutti. S'alterò il vicerè e di nuovo ordinò al capellan maggior che gli chiamasse e gli commandasse che facessero la procura, e simil ordine mandò a tutti i governi del regno. Questo diede pensiero assai al papa et a' legati, non sapendo se venisse dalla fantasia propria del vicerè, per mostrarsi sufficiente o per poca intelligenza, o pur se altri glielo facesse fare e venisse da piú alta radice.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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