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      Proseguendo l'arcivescovo nella sua riforma et instando il clero di Colonia in contrario, Cesare ricevette il clero nella sua protezzione e citò l'arcivescovo, come s'è detto.
      Di questo essendo andato aviso in Trento, diede materia di passare l'ocio, almeno con raggionamenti. Si commossero molto i legati, e tra i prelati che si ritrovavano, quei di qualche senso biasimavano l'imperatore che si facesse giudice in causa di fede e di riforma; e la piú dolce parola che dicevano era il procedere cesareo essere molto scandaloso: comminciarono a conoscere di non esser stimati, e che lo star in ocio era insieme un star in vilipendio del mondo. Perciò discorrevano essere costretti a dichiararsi d'essere concilio legitimamente congregato, et a dare principio all'opera di Dio, incomminciando le prime azzioni dal procedere contra l'arcivescovo suddetto, contra l'elettore di Sassonia, contra il lantgravio d'Assia et anco contra il re d'Inghilterra. Avevano concetto spiriti grandi, sí che non parevano piú quei che pochi giorni prima si riputavano confinati in prigione. Raffrenavano questo ardore i ministri del Magontino, considerando la grandezza di quei prencipi e l'aderenza, et il pericolo di fargli restringere col re d'Inghilterra, e metter un fuoco maggiore in Germania; et il cardinale di Trento non parlava in altra forma. Ma i vescovi italiani, riputandosi da molto se mettessero mano in soggetti eminenti, dicevano essere vero che tutto 'l mondo sarebbe stato attento ad un tal processo, nondimeno che tutta l'importanza era principiarlo e fondarlo bene.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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