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      A che replicavano non parlare di cose future, ma passate, essendo la loro religione stata già dannata e perseguitata dal pontefice e da tutti i suoi aderenti. Onde non avevano d'aspettare giudicio futuro, essendovi già il passato. Perilché esser giusta cosa che nel concilio il papa con aderenti suoi di Germania e d'ogni altra regione facessero una parte, et essi l'altra, e della difficultà circa il modo et ordine di procedere fossero giudici l'imperatore et i re e prencipi; ma quanto al merito della causa, la sola parola di Dio.
      Né potero essere mai rimossi da questa risoluzione, ancorché l'ambasciatore di Francia, che era ivi presente, facesse instanza grandissima che acconsentissero al concilio con parole che tenevano del minaccievole, dettate a quell'ambasciatore, quando di Francia partí, da' ministri di quel re fautori del pontefice. Fu messo in campo da' cesarei di trasferire il concilio in Germania, sotto promessa dell'imperatore di far efficace opera che il pontefice vi condescendesse: la qual proposta fu dagli altri accettata sotto condizione che fosse stabilita la pace sin tanto che fosse quivi congregato. Ma Carlo, certo che il pontefice mai averebbe acconsentito, vidde che questo era un dargli pace perpetua, e però meglio era lasciare le cose in sospeso, concedendola solo fin ad un'altra dieta, vedendosi costretto per non avere ancora concluso la tregua co' turchi e stimando piú quella guerra, e pensando che per occasioni d'un colloquio si sarebbono offerti altri mezi raggionevoli all'avvenire per costringerli di nuovo che acconsentissero al concilio di Trento, e, recusando, avergli per contumaci e fargli la guerra.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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