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      Dipoi, voltato tutto ad uscire delle difficultà e pericoli che portava il concilio, stando cosí né aperto, né chiuso, ma sí ben in termine di poter servire all'imperatore contra di lui, deliberò di mandar il vescovo di Caserta per trattare con Sua Maestà, proponendo che si aprisse e se gli dasse principio, overo si facesse una sospensione per qualche tempo; e quando questo non fosse piacciuto, la translazione in Italia, per dare tempo onestamente a quello che si fusse trattato nel colloquio e dieta, o qualche altro partito, che non fosse cosí disonorevole e pericoloso per la Chiesa, come era lo star in concilio in pendente con i legati e prelati ociosi.
     
     
      [Il papa si risolve d'aprire il concilio]
     
      Questa negoziazione s'incaminò con varie difficoltà, perché l'imperatore era risoluto di non consentire né a suspensione, né a translazione, né parendogli utile a' suoi fini l'apertura, non negava assolutamente alcuna delle proposte, né avendo altro partito non sapeva che altro fare se non interporre difficoltà alle tre proposte. Finalmente nel mezo d'ottobre trovò temperamento che il concilio si aprisse e trattasse della riformazione, soprasedendo dalla trattazione delle eresie e de' dogmi, per non irritar i protestanti. Il pontefice, avisato per lettere del noncio, fu toccato nel intimo del cuore; vedeva chiaro che questo era dare la vittoria in mano a' luterani e spogliare lui di tutta l'autorità, facendolo dependere da' colloqui e diete imperiali, con ordinare in quelle trattazioni di religione e vietarle al concilio, et indebolirlo con alienargli i suoi per via di riforma, e fortificare i luterani col sopportare o non condannare l'eresie loro.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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