Per esseguire le quali cose, prima conveniva aver un vero et intimo senso d'essere stati causa di tutte tre quelle calamità. Dell'eresie, non per averle suscitate, ma non avendo fatto il debito in seminare buona dottrina e sradicare la zizania. De' corrotti costumi non essere bisogno fare menzione, essendo manifesta cosa che il clero et i pastori soli erano et i corrotti, et i corrottori. Per le qual cause anco, Iddio aveva mandato la terza piaga, che era la guerra cosí esterna de' turchi, come civile tra i cristiani. Che senza questa interna e vera recognizione, invano entravano in concilio, in vano averebbono invocato lo Santo Spirito. Essere giusto il giudicio di Dio che gli castigava sí fattamente, però con pena minor del merito. Perilché essortavano ogni uno a conoscere i suoi falli, a mitigare l'ira di Dio, replicando che non sarebbe venuto lo Spirito Santo da loro invocato, se ricusassero udir i proprii peccati et ad essempio di Esdra, Neemia e Daniele confessargli; et aggiongendo essere gran beneficio divino l'occasione di principiare il concilio per restaurare ogni cosa. E se ben non mancheranno oppugnatori, nondimeno essere loro carico operare con costanza e come giudici guardarsi dagli affetti et attendere alla sola gloria divina, dovendo fare questo ufficio inanzi Dio, gli angeli e tutta la Chiesa. Ammonirono in fine i vescovi mandati da' prencipi a far il servizio de' loro signori, con fede e diligenza; preponendo però la riverenza divina ad ogni altra cosa. Dopo questa fu letta la bolla dell'intimazione del concilio del 1542 et un breve della semplice deputazione de' legati, con la bolla dell'apertura del concilio letta in congregazione, et immediate si fece inanzi Alfonso Zorilla, secretario di don Diego, e riprodusse il mandato dell'imperatore, già presentato a' legati, aggiongendo una lettera di don Diego, nella quale scusava l'assenzia sua per indisposizione.
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