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      Da' legati fu risposto quanto all'escusazione, che era ben degna d'essere admessa; quanto al mandato dissero che, se ben potevano insistere nella risposta fatta al sopradetto tempo, nondimeno gli piaceva, per maggior riverenza, riceverlo di nuovo et essaminarlo, dovendo poi darne risposta.
      Le qual cose fatte secondo il rito del ceremoniale romano, s'inginocchiarono tutti a fare l'orazione con voce sommessa, accostumata in tutte le sessioni, e poi la publica: "Adsumus, Domine, ecc., Sancti Spiritus", ecc., che il presidente dice ad alta voce in nome di tutti, e cantate le letanie, dal diacono fu letto l'Evangelio: "Si peccaverit in te frater tuus", e finalmente cantato l'imno: "Veni, creator Spiritus", e sentati tutti a' proprii luoghi, il cardinal del Monte con la propria voce pronunciò il decreto, per parole interrogative; leggendo se piaceva a' padri, a laude di Dio, estirpazione dell'eresie, riformazione del clero e popolo, depressione degli inimici del nome cristiano, determinare e dicchiarare che il sacro tridentino e general concilio incomminciasse e fosse incomminciato: al che tutti risposero, prima i legati, poi i vescovi et altri padri per la parola: "placet". Soggionse poi se, attesi gli impedimenti che dovevano portare le feste dell'anno vecchio e nuovo, gli piaceva che la sequente sessione si facesse a' 7 di gennaro, e risposero parimente che gli piaceva. Il che fatto, Ercole Severalo, promotor del concilio, fece instanza a' notarii che del tutto facessero instromento.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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