Oltre il legato et il cardinale di Trento, si ritrovarono 4 arcivescovi, 28 vescovi, 3 abbati della congregazione cassinense e 4 generali, i quali stavano sedendo nel luogo della sessione: queste 43 persone costituivano il concilio generale. Degli arcivescovi, doi erano portativi, mai veduti dalle chiese de quali avevano il titolo, solo per causa d'onore datogli dal pontefice: uno, Olao Magno, con nome d'arcivescovo upsalense in Gozia, e l'altro Roberto Venanzio, scocese, arcivescovo d'Armacano in Ibernia, il quale, uomo di brevissima vista, era commendato di questa virtú, di correr alla posta meglio d'uomo del mondo. Questi doi, sostentati in Roma qualche anni per limosina del papa, furono mandati a Trento per crescer il numero e dependere da' legati. In piedi erano circa 20 teologi; vi intervenne l'ambasciatore del re de' Romani et il procuratore del cardinale d'Augusta, che sedettero nella banca degli oratori, et appresso loro su la stessa banca sedevano 10 gentiluomini de' circonvicini, eletti dal cardinale di Trento. Fu cantata la messa da Giovanni Fonseca, vescovo di Castelamare; fece il sermone nella messa Coriolano Martirano, vescovo di San Marco.
Finita la messa, i prelati si vestirono pontificalmente e furono fatte le letanie et orazioni, come nella sessione prima. Quali finite e seduti tutti, il vescovo celebrante, montato nel pulpito, lesse la bolla, di sopra menzionata, che non fossero ammessi i procuratori degli assenti a dare voto, e non si fece menzione d'un altra, nella quale erano eccettuati quei di Germania.
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