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      Dipoi lesse il decreto nel quale la sinodo essortava tutti i fedeli congregati in Trento a vivere nel timore di Dio e pregare ogni giorno per la pace de prencipi et unità della Chiesa, e le persone del concilio a dire messa almeno la dominica, e pregare per il papa, imperatore, re e prencipi, e tutti a digiunare e fare limosine, essere sobrii, instruire i loro famigliari. Essortava anco tutti, massime i letterati, a pensar accuratamente le vie e modi di propulsare le eresie e ne' consessi usare modestia nel parlare. E di piú ordinò che se alcuno non sedesse al luogo suo, o dasse voto, overo intervenisse nelle congregazioni, a nissuno fosse fatto pregiudicio, né acquistata nuova raggione. Il qual letto, interrogati i padri, risposero: "placet". Ma i francesi aggionsero che non approvavano il titolo cosí imperfetto e vi ricercavano l'aggionta: "universalem Ecclesiam repraesentans". In fine fu ordinata la futura sessione per il dí 4 febraro e licenziati i padri; quali, deposto gli abiti pontificali, ne' communi accompagnarono i legati in casa col medesimo ordine che erano alla chiesa venuti; il quale fu in tutte le seguenti sessioni osservato.
     
     
      [Nella congregazione seguente si tratta di nuovo del titolo del concilio]
     
      Dopo la sessione non fu tenuta congregazione sino a' 13 genaro, perché Pietro Pacceco, vescovo di Iaen, creato cardinale nuovamente, che aspettava da Roma la berretta, senza quale la ceremonia non gli concedeva trovarsi in luoghi publici, aveva desiderio d'intervenire, dovendosi in quella metter ordine che nella sessione non avvenissero piú inconvenienti.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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