Ridotta la congregazione, i legati si dolsero di quelli che avevano fatto opposizione al titolo nel giorno della sessione; mostrarono che non era decoro in quel luogo publico fare apparire diversità d'opinioni: le congregazioni farsi accioché ogni uno possi dire il suo parere in luogo retirato, per dover essere tutti conformi in quello che s'ha da publicare; nissuna cosa dovere piú sbigotire gli eretici e dare costanza a' catolici, quanto la fama dell'unione. Discesero alla materia del titolo, considerando che nissuno era piú conveniente di quello che gli dava il pontefice nella convocazione et in tante altre bolle dove era nominato ecumenico et universale: al che superfluamente s'aggiongerebbe rappresentazione, essendo pieni i libri di quello che sia o rappresenti un tal concilio legitimamente inditto e comminciato; che altrimente facendo, si mostrava di dubitare della sua autorità et assomigliarlo a qualche altro concilio che per ciò aveva dato quel titolo, perché conoscendo mancare d'autorità legitima, voleva supplire con le parole, accennando il basileense e constanziense; però a fine di fare stabile risoluzione, ogni uno dovesse dire sopra ciò il voto suo.
Il cardinal Pacceco entrò a dire il concilio esser ornato di molti e molti titoli, quali tutti se fossero da usare in tutte le occasioni, l'espressione di quelli sarebbe sempre maggiore che il corpo del decreto. Ma sí come un grand'imperatore, possessore de molti regni e stati, per ordinario nelli editti non usa se non il titolo dal quale l'editto riceva forza, e ben spesso, senza alcun titolo, prepone il nome suo proprio, cosí questo concilio, secondo le materie che si tratteranno, doverà valersi di diversi titoli per esplicare l'autorità sua; adesso che si sta ne' preparatorii, non è necessità d'usarne alcuno.
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Pacceco
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