Quello formato, fu communicato a' prelati piú confidenti; fra quali il vescovo di Bitonto considerò che il fare una sessione per recitar il simbolo già 1200 anni stabilito e continuamente creduto et al presente da tutti accettato intieramente, potrà esser ricevuto dagli emuli con irrisione e dagli altri con sinistra interpretazione; che non si può dire di seguire in ciò l'essempio de' padri, perché essi overo hanno composto simboli contra l'eresie che condannavano, overo replicati gli anteriori contra eresie già condannate per dargli autorità maggiore, aggiontavi qualche cosa per dicchiarazione, overo per ritornarlo in memoria, et assicurarlo contra l'oblivione; ma allora non si componeva simbolo novo, non vi s'aggiongeva dicchiarazione; il dargli maggior autorità non essere cosa da loro, né da quel secolo; il rammemorarlo, recitandosi almeno ogni settimana in tutte le chiese et essendo in memoria recente d'ogni uomo, essere cosa superflua et affettata. Che col simbolo fossero convinti gli eretici esser vero di quelli che erravano contra esso; però non potersi far cosí contra i luterani, che lo credono come i catolici. Se dopo l'aver fatto questo apparato, mai sarà usato il simbolo a questo effetto, s'interpreterà l'azzione come fatta non per altro che per tratenere e dare pasto, non avendo ardire di toccar i dogmi, né volendo dare mano alla riforma. Consegliò che fosse meglio mettere dilazione, attesa l'aspettazione de' prelati, e con quella passare la sessione.
Il vescovo di Chioza vi aggionse che, anzi, le raggioni addotte nel decreto potrebbono essere dagli eretici adoperate a proprio favore con dire che, se il simbolo può servire a convertire gli infedeli, espugnare eretici, confermare fedeli, non si debbe costringergli a credere altra cosa fuori di quelle.
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Bitonto Chioza
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