Sino allora i teologi, che erano al numero di 30 e per il piú frati, non avevano servito in concilio ad altro che a fare qualche predica i giorni festivi, in essaltazione del concilio o del papa, e per pugna ombratile con luterani; ora che si doveva decidere dogma controverso e rimediare agli abusi piú tosto de' letterati che d'altri, comminciò ad apparire in che valersene. E fu preso ordine che, nelle materie da trattarsi per decidere punti di dottrina, fossero estratti gli articoli da' libri de' luterani, contrarii alla fede ortodossa, e dati da studiare e censurare a' teologi, accioché, dicendo ciascuno d'essi l'opinione sua, fosse preparata la materia per formare i decreti; quali proposti in congregazione et essaminati da' padri, inteso il voto di ciascuno, fosse stabilito quello che in sessione s'averebbe a publicare. Et in quello che appartiene agli abusi, ogni uno raccordasse quello che gli pareva degno di correzzione, col rimedio appropriato.
Gli articoli formati per la parte spettante alla dottrina, tratti da' libri di Lutero, furono:
1 Che la dottrina necessaria della fede cristiana si contiene tutta intiera nelle divine Scritture, e che è una finzione d'uomini aggiongervi tradizioni non scritte, come lasciate da Cristo e dagli apostoli alla santa Chiesa, arrivate a noi per il mezo della continua successione de' vescovi, et essere sacrilegio il tenerle d'ugual autorità con le Scritture del Nuovo e Vecchio Testamento.
2 Che tra libri del Vecchio Testamento non si debbono numerare salvo che i ricevuti dagli ebrei, e nel Testamento Nuovo le 6 Epistole, cioè sotto nome di san Paolo agli ebrei, di san Giacomo, seconda di san Pietro, seconda e terza di san Giovanni et una di san Iuda, e l'Apocalisse.
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