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      Soggionse essere cosa chiara che la Maestà divina, ordinando la legge del Vecchio Testamento, statuí che fosse necessario averla in scritto, però col proprio dito scrisse il decalogo in pietra, commandando, che fosse riposto nello scrigno, perciò chiamato del patto, che si dice "Arca foederis". Che commandò piú volte a Moisè di scrivere li precetti in libro, e che un essemplare stasse appresso lo scrigno, e che il re ne avesse uno per leggere continuamente. Non fu l'istesso nella legge evangelica, la qual dal figlio di Dio fu scritta ne' cuori, alla quale non è necessario avere tavole, né scrigno, né libro. Anzi, fu la Chiesa perfettissima inanzi che alcuni de' santi apostoli scrivessero; e se ben niente fosse stato scritto, non però alla Chiesa di Cristo sarebbe mancata alcuna perfezzione. Ma sí come fondò Cristo la dottrina del Nuovo Testamento ne' cuori, cosí non vietò che non dovesse essere scritta, come in alcune false religioni, dove i misterii erano tenuti in occolto, né era lecito mettergli in scritto, ma solamente insegnarli in voce; e pertanto essere cosa indubitata che quello che hanno scritto gli apostoli e quello che hanno insegnato a bocca è di pari autorità, avendo essi scritto e parlato per l'instinto dello Spirito Santo; il quale però, sí come assistendo loro gli ha drizzati a scrivere e predicare il vero, cosí non si può dire che abbia loro proibito scrivere alcuna cosa per tenerla in misterio, onde non si poteva distinguere doi generi d'articoli della fede, alcuni publicati con scrittura, altri commandati di communicare solo in voce.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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