Altri erano di parere che tre ordini fossero stabiliti: il primo di quelli che sempre furono tenuti per divini; il secondo di quelli che altre volte hanno ricevuto dubio, ma, per uso, ottenuto autorità canonica, nel qual numero sono le sei Epistole, e l'Apocalisse del Nuovo Testamento et alcune particole degli evangelisti; il terzo di quelli che mai sono certificati, quali sono i sette del Vecchio Testamento et alcuni capi di Daniele e di Ester. Altri riputavano meglio non far alcuna distinzione, ma immitare il concilio cartaginense e gli altri, ponendo il catalogo senza dire piú parole. Un altro parere fu che si dicchiarassero tutti, in tutte le parti, come si ritrovano nella Bibia latina, essere di divina et ugual autorità. Maggior pensiero diede il libro di Baruc, il quale non è posto in numero né da' laodiceni, né da' cartaginesi, né da' pontefici romani, e si sarebbe tralasciato cosí per questa causa, come perché non si sapeva trovar il principio di quel libro; ma ostava che nella Chiesa se ne legge lezzione, raggione stimata cosí potente che fece risolvere la congregazione, con dire che dagli antichi fu stimato parte di Ieremia e compreso con lui.
Nella congregazione del venere 5 marzo, essendo andato aviso che i pensionarii del vescovo di Bitonto dimandavano in Roma d'essere pagati, e per questo l'avevano fatto citar inanzi l'auditore, facendo instanza che fosse costretto con scommuniche et altre censure, secondo lo stile della corte, a fare il pagamento, egli si lamentava dicendo che i suoi pensionarii avevano raggione, ma né egli aveva il torto, perché, stando in concilio, non poteva spendere manco di 600 scudi all'anno e, detratte le pensioni, non ne restava a lui piú che 400, onde era necessario che fosse sgravato o sovvenuto degli altri 200. I prelati poveri, come in causa commune, s'adoperavano in suo servizio et alcuni d'essi passarono in qualche parole alte, dicendo che questo fosse un'infamia del concilio, quando ad un officiale della corte di Roma fosse permesso usare censure contra un prelato essistente in concilio; esser una mostruosità, che averebbe dato da dire al mondo che il concilio non fosse libero; che l'onor di quel consesso ricercava che fosse citato a Trento l'auditore, overo usato verso di lui qualche risentimento che conservasse la degnità della sinodo illesa.
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