Alcuni anco passavano a dannare l'imposizione delle pensioni, dicendo essere ben causa giusta et usata dall'antichità che le chiese ricche sovvenissero le povere, non però costrette, ma per carità, né levando a se stesse le cose necessarie; cosí anco aver insegnato san Paolo; ma che i poveri prelati, di quello che era necessario per la sostentazione propria, fossero costretti con censure a rifondere a' ricchi, essere cosa intolerabile; e questo esser un capo di riforma da trattar in concilio, riducendo la cosa all'antico e veramente cristiano uso. Ma i legati, considerando quanto fossero giuste le querele e dove potevano capitare, quietarono ogni cosa con promettere che averebbono scritto a Roma e fatto onninamente desistere dal processo giudiciale et operato che in qualche modo fosse proveduto al vescovo, sí che potesse mantenersi in concilio.
Avendo tutti i teologi finito di parlare, il dí 8 fu intimata congregazione per il seguente, se ben non era giorno ordinario, non tanto per venir a fine di stabilire decreto sopra gli articoli disputati, quanto per decoro del concilio, che in quel giorno dedicato a festa profana del carnovale, i padri si occupassero nelle cose conciliari; et allora fu da tutti approvato che le tradizioni fossero ricevute come di ugual autorità alla Scrittura, ma non concordarono nella forma di tessere il catalogo de' libri divini; et essendo 3 openioni, l'una di non descendere a particolar libri, l'altra di distinguer il catalogo in tre parti, la terza di farne un solo, ponendo tutti i libri d'ugual autorità, né essendo ben tutti risoluti, furono fatte tre minute, con ordine che si pensasse accuratamente per dire ciascuno quale ricevesse nella seguente congregazione, che il giorno 12 non si tenne per l'arrivo di don Francesco di Toledo, mandato dall'imperatore ambasciatore per assistere al concilio come collega di don Diego; il qual fu incontrato dalla maggior parte de' vescovi e dalle famiglie de' cardinali.
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