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      Arrivò in Trento in questo tempo il Vergerio, di sopra piú volte nominato, andato non per volontà d'intervenir al concilio, ma fuggendo l'ira del suo popolo, concitato contra lui come causa della sterilità della terra, e da frate Annibal Grifone inquisitore; né sapeva dove poteva stare con degnità et avere commodo maggiore di giustificarsi dalle imputazioni del frate, che lo publicava per luterano non solo nell'Istria, ma appresso il noncio di Venezia et il papa; delle qual cose essendo anco i legati del concilio avisati, l'esclusero d'intervenire negli atti publici come prelato, se prima non si fosse giustificato appresso il pontefice, dove lo essortarono efficacemente andare, e se non avessero temuto di far parlare contra la libertà del concilio, sarebbono usciti dalle essortazioni. Ma egli, vedendo di star in Trento con maggiore indegnità, pochi dí dopo si partí con animo di tornar al vescovato, reputando la sedizione populare esser acquietata; ma gionto a Venezia, gli fu proibito d'andarci dal noncio, quale aveva ricevuto ordine da Roma di formare processo contra di lui; di che sdegnato o intimorito o per qualche altra causa che fosse, non molti mesi dopo uscí d'Italia.
     
     
      [Il canone de' libri sacri stabilito, e si tratta della traslazione latina]
     
      Il dí 15, proposte le tre formule, se ben ciascuna ebbe chi la sostentò, la terza però fu approvata dalla maggior parte. Nelle seguenti congregazioni parlarono i teologi sopra gli altri articoli, e molta differenza fu nel terzo sopra la translazione latina della Scrittura tra alcuni pochi che avevano buona cognizione di latino e gusto di greco, et altri nudi di cognizione di lingue.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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