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      L'approvar un'interpretazione per autentica essere condannare san Gieronimo e tutti quelli che hanno tradotto: se alcuna è autentica, a che potrebbono servire le altre non autentiche? Una gran vanità sarebbe produrre copie incerte avendone in forma probante; doversi tener con san Gieronimo e col Gaetano che ogni interprete abbia potuto fallare, con tutto che abbia usato ogni arte per non scostarsi dall'originale; cosí certa cosa essere che, se il santo concilio essaminasse et emendasse al testo vero un'interpretazione, lo Spirito Santo, che assiste alle sinodi nelle cose della fede, gli soprastarebbe che non facesse errore, et una tal tradozzione cosí essaminata et approvata si potrebbe dire autentica. Ma se senza tal essamine si possi approvarne una e promettersi che lo Spirito Santo assista, non ardiva dirlo, se dalla santa sinodo non fosse cosí determinato, vedendo che nel concilio de' santi apostoli precesse una grand'inquisizione. Ma essendo una tal opera di decene d'anni, né potendosi intraprendere, pareva meglio lasciare le cose come erano state 1500 anni, che le tradozzioni latine fussero verificate co' testi originali.
      In contrario, dalla maggior parte de' teologi era detto essere necessario avere per divina et autentica in tutte le parti sue quella tradozzione che per li tempi passati è stata letta nelle chiese et usata nelle scuole, altrimenti sarebbe dare la causa vinta a' luterani et aprir una porta per introdur all'avvenire innumerabili eresie e turbare continuamente la quiete della cristianità. La dottrina della santa madre Chiesa romana, madre e maestra di tutte le altre, essere fondata in gran parte da' pontefici romani e da' teologi scolastici sopra qualche passo della Scrittura, che dando libertà a ciascuno d'essaminare se sia ben tradotta, ricorrendo ad altre tradozzioni o cercando come dica in greco o in ebreo, questi nuovi grammatici confonderanno ogni cosa e sarà fargli giudici et arbitri della fede, et in luogo de' teologi e canonisti converrà tener il primo conto, nell'assumer a' vescovati e cardinalati, de' pedanti.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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