E se alcuno si rendesse difficile a dare l'assistenza dello spirito di Dio all'interprete, non la potrà negare al concilio, e quando sarà approvata la volgata edizione e fulminato l'anatema contra chi non la riceve, quella sarà senza errori, non per spirito di chi la scrisse, ma della sinodo che per tale l'ha ricevuta.
Don Isidoro Claro bresciano, abbate benedittino, molto versato in questo studio, con la narrazione istorica cercò di rimovere questa opinione, dicendo in sostanza che del Vecchio Testamento molte translazioni greche furono nella primitiva Chiesa, quali Origene raccolse in un volume, confrontandole in 6 colonne: di queste la principale si chiama de' 70, della quale ne furono anco tratte diverse in latino, sí come varie anco ne furono cavate dalle scritture del Novo Testamento greche, una de quali, la piú seguita e letta nella Chiesa, si chiama Itala, da sant'Agostino tenuta per megliore delle altre, in maniera però che si dovessero preferire senza nissun dubio i testi grechi. Ma san Gieronimo, perito, come ogni uno sa, nella cognizione delle lingue, vedendo quella del Vecchio Testamento deviare dalla verità ebraica, parte per difetto dell'interprete greco, parte del latino, ne trasse una dall'ebreo immediate et emendò quella del Nuovo Testamento alla verità del greco testo. Per il credito nel quale Gieronimo era, la tradozzione sua fu da molti ricevuta, e ripudiata da altri, piú tenaci degli errori dell'antichità et aborrenti dalle novità o, come egli si duole, per emulazione; ma dopo qualche anni, cessata l'invidia, fu ricevuta quella di san Gieronimo da tutti i latini e furono ambedue in uso, chiamandosi la vecchia e la nova.
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