Essere stato dottamente detto dal cardinale Cusano, di eccellente dottrina e bontà, che l'intelligenza delle Scritture si debbe accommodar al tempo et esporla secondo il rito corrente, e non avere per maraviglia se la prattica della Chiesa in un tempo interpreta in un modo, in un altro, all'altro. E non altrimente l'intese il concilio lateranense ultimo, quando statuí che la Scrittura fosse esposta secondo i dottori della Chiesa o come il longo uso ha approvato. Concludeva questa opinione che le nuove esposizioni non fossero vietate, se non quando discordano dal senso corrente.
Ma fra Dominico Soto dominicano distinse la materia di fede e di costumi dalle altre, dicendo in quella sola esser giusto tener ogni ingegno tra termini già posti, ma nelle altre non esser inconveniente lasciare che ogni uno, salva la pietà e carità, abondi nel proprio senso: non essere stata mente de' padri che fossero seguiti di necessità, salvo che nelle cose necessarie da credere et operare; né i pontefici romani, quando hanno esposto nelle decretali loro alcun passo della Scrittura in un senso, aver inteso di canonizare quello, sí che non fosse lecito altrimente intenderlo, pur che con raggione. E cosí l'intese san Paolo, quando disse che si dovesse usare la profezia, cioè l'interpretazion della Scrittura, secondo la raggion della fede, cioè riferendola agli articoli di quella; e se questa distinzione non si facesse, si darebbe in notabili inconvenienti per le contrarietà che si ritrovano in diverse esposizioni date dagli antichi padri, che repugnano l'una all'altra.
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