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      In questa serie erano poste le congiurazioni de' cani che non mordano, de' serpi che non offendano, delle bestie nocive alle campagne, delle tempeste et altre cause di sterelità della terra, ricercando che tutte queste osservazioni come abusi fossero condannate, proibite e punite. Ma in diversi particolari passarono alle contradizzioni e dispute, difendendo alcuni, come cose devote e religiose, o almeno permesse e non dannabili, quelle che da altri erano condannate per empie e superstiziose, il che avvenne parimente parlando della parola di Dio per sortilegii o divinazioni, o estraendo polize con versi della Scrittura, overo osservando gli occorrenti aprendo il libro. Il valersi delle parole sacre in libelli famosi et altre detrazzioni fu universalmente dannato, e parlato assai del modo come levare le pasquinate di Roma, nel che mostrò il cardinal del Monte gran passione nel desiderare rimedio, per esser egli, attesa la libertà e giocondità del suo naturale, preso molto spesso da' cortegiani per materia della loro dicacità. Tutti concordavano che la parola di Dio non può mai esser tenuta in tanta riverenzia che sodisfaccia al debito, e che il valersi di quella anco per lodare gli uomini, eziandio prencipi e prelati, non è condecente, e generalmente ogni uso d'essa in cosa vana era peccato; ma però non doveva il concilio occuparsi in ciò, non essendo congregati per fare provisione a tutti i mancamenti; né doversi proibire assolutamente che non siano tirate le parole della Scrittura alle cose umane, perché santo Antonino nell'istoria sua non condannò gl'ambasciatori siciliani che domandando perdono a Martino IV in publico consistorio, esposero l'ambasciata non con altre parole, se non dicendo tre volte: "Agnus Dei qui tollis peccata mundi, miserere nobis"; né la risposta del papa, che disse parimente tre volte: "Ave Rex Iudeorum, et dabant illi alapas". Però esser stata una malignità de' luterani il riprendere il vescovo di Bitonto, che nel sermone fatto nella sessione publica dicesse, a chi non accetterà il concilio potersi dire: "Papæ lux venit in mundum, et dilexerunt homines magis tenebras quam lucem". Tante congregazioni furono consumate in questo, e tanto cresceva il numero et appariva la debolezza de' rimedii proposti, che la commune openione inclinò a non fare menzione particolare d'alcuno d'essi, né descender a' rimedii appropriati, né a pene particolari, ma solo proibirgli sotto i capi generali e rimetterle pene all'arbitrio de' vescovi.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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