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      I legati, importunati da due parti, col conseglio de' piú restretti, con loro risolverono dare conto a Roma et aspettar risposta. Il pontefice rimesse alla congregazione, dove immediate fu veduto a che tendesse la pretensione de' vescovi, cioè a farsi ciascuno d'essi tanti papi nelle diocesi loro: perché, quando fosse levato il privilegio e l'essenzione pontificia et ogni uno dependesse da loro e nissuno dal papa, immediate cesserebbe ogni raggione d'andare a Roma. Consideravano da tempo antichissimo aver i pontefici romani avuto per principale arcano di conservar il primato, datogli da Cristo, d'essimere i vescovi dagli arcivescovi, gli abbati da' vescovi, e cosí avere persone obligate a defenderlo. Essere cosa chiara che dopo l'anno 600 il primato della Sede apostolica è stata sostenuto da' monachi benedittini essenti, e poi dalle congregazioni di Clugní e Cistercio et altre monacali, sino che Dio eccitò gli ordini mendicanti, da' quali è stato sostenuto sino a quell'ora; onde, tor via i privilegii di quelli, essere direttamente oppugnar il ponteficato e non quegl'ordini; il levare l'essenzioni esser una manifesta depressione della corte romana, perché non averebbe mezi di tenere tra' termini un vescovo che s'inalzasse troppo; però esser il papa e la corte da mera necessità constretti a sostentare le cause de' frati. Ma per fare le cose con suavità, considerarono anco esser necessario tener questa raggione in secreto, e fu deliberato di rispondere a' legati che onninamente conservassero lo stato de' regolari e procurassero di fermare i vescovi col metter inanzi il numero eccessivo de' frati et il credito che appresso la plebe hanno, e consegliargli a prendere temperamento e non causare un scisma col troppo volere.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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