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      4 Che ne' putti sia un'inclinazione al male della natura corrotta, sí che venendo l'uso della raggione produca un aborrimento delle cose divine et un'immersione nelle mondane, e questo sia il peccato originale.
      5 Che i putti, almeno i nati da genitori fedeli, se ben sono battezati in remissione de' peccati, non portano per la descendenza loro d'Adamo peccato alcuno.
      6 Che il peccato originale nel battesimo non è scancellato, ma non imputato, overo raso sí che incominci in questa vita a sminuirsi e nella futura sia sradicato totalmente.
      7 Che quel peccato rimanente nel battezato lo ritarda dall'ingresso del cielo.
      8 Che la concupiscenza, chiamata anco fomite, la qual dopo il battesmo rimane, è veramente peccato.
      9 Che la pena principale debita al peccato originale è il fuoco dell'inferno, oltre la morte corporale, e le altre imperfezzioni a' quali in questa vita l'uomo è soggetto.
      I teologi nella congregazione tutti furono conformi in dire che era necessario, per discussione degli articoli, non procedere con quell'ordine, ma essaminare metodicamente tutta la materia e vedere qual fu il peccato d'Adamo, che cosa, da lui derivata nella posterità, sia peccato in tutti gli uomini che si chiama originale, il modo come quello si trasmette et in che maniera e rimesso.
      Nel primo punto convennero parimente che, privato Adamo della giustizia, gli affetti si resero ribelli alla raggione; il che la Scrittura suole esprimere dicendo che la carne ribella allo spirito, e con un solo nome chiama questo difetto concupiscenza; incorse l'ira divina e la mortalità corporale minacciatagli da Dio insieme con la spirituale dell'anima, e nondimeno nissuno di questi defetti può chiamarsi peccato, essendo pene conseguite da quello, ma formalmente il peccato essere la trasgressione del precetto divino; e qui molti s'allargarono a ricercare il genere di quel fallo, difendendo alcuni che fu peccato di superbia, altri di gola, parte sostennero, che fu d'infideltà, piú sodamente fu detto che si poteva tirar in tutti quei generi et in altri ancora; ma, fondandosi sopra la parola di san Paolo, non si poteva mettere se non nel genere della pura inobedienza.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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