Contra di che Soto disputò che, se Adamo avesse peccato dopo nati figli, quelli non sarebbono stati soggetti; ma sí ben i nepoti nati di loro.
Fu commune voce che il sesto articolo è eretico, perché ne' battezati asserisce rimanere cosa degna di dannazione, et il settimo per lasciare nel battezato reliquie di peccato; e piú chiaramente l'ottavo, mentre pone la concupiscenza ne' battezati essere peccato. Solo fra Antonio Marinaro, carmelitano, non discordando dagli altri in affermare che il peccato è scancellato per il battesimo e che la concupiscenza è peccato inanzi, considerò nondimeno, quanto al dannar il contrario d'eresia, che sant'Agostino, già vecchio, scrivendo di questa materia a Bonifacio, disse chiaramente che la concupiscenza non era peccato, ma causa et effetto d'esso; e contra Giuliano, con parole non meno chiare, disse che era peccato, causa di peccato et effetto ancora, e pure nelle retrattazioni non fece menzione né dell'una, né dell'altra di queste proposizioni contrarie: argumento che riputasse ciò non partenere alla fede e potersene parlare in ambidue li modi, essendo la differenza piú tosto verbale che altro. Imperoché altra cosa è ricercare se una cosa sia in sé peccato, overo se sia peccato ad una persona iscusata; come se alcuno, andando alla caccia necessaria al suo vivere, pensando uccidere una fiera, per ignoranza invincibile uccidesse un uomo, i giurisconsulti dicono che l'azzione è omicidio e delitto, ma il cacciator è scusato, sí che non è peccato a lui per la circonstanza dell'ignoranza; cosí la concupiscenza, essendo la medesima inanzi e dopo il battesmo, in se stesso è peccato e san Paolo dice che anco ne' renati repugna alla legge di Dio, e tutto quello che s'oppone alla legge divina è peccato; ma il battezato è iscusato per essere vestito di Cristo, sí che in un modo è vero l'articolo, nell'altro falso, e non è giusto condannar una proposizione che abbia un buon senso, senza prima distinguerla.
| |
Soto Adamo Antonio Marinaro Agostino Bonifacio Giuliano Paolo Dio Cristo
|