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      13 Il battezato non può perdere la sua salute per qual si voglia peccato. Salvo che quando non voglia credere e nissun peccato separa dalla grazia di Dio se non l'infedeltà.
      14 La fede e le opere sono tra loro contrarie e non si possono insegnare le opere senza iattura della fede.
      15 Le opere esterne della seconda tavola sono ipocrisia.
      16 I giustificati sono liberi da ogni colpa e pena, e non è necessaria satisfazzione in questa vita, né dopo la morte, e però non vi è purgatorio, né satisfazzione che sia parte di penitenza.
      17 I giustificati, ancorché abiano la grazia di Dio, non possono adempir la legge, né schivar i peccati, né manco i soli mortali.
      18 L'obedienza alla legge ne' giustificati è tenue et immonda per se stessa, non grata a Dio, ma accettata per la fede della persona riconciliata, quale crede che le reliquie de' peccati gli sono condonate.
      19 In ogni opera buona il giusto pecca e nissun'opera fa che non sia peccato veniale.
      20 Tutte le opere degli uomini, eziandio santissimi, sono peccati. Le opere buone del giusto per la misericordia di Dio sono veniali, ma secondo il rigore del divino giudicio sono mortali.
      21 Se ben il giusto debbe dubitare che le opere sue siano peccati, debbe insieme esser certo che non sono imputati.
      22 La grazia e la giustizia altro non sono che la divina volontà, né i giustificati hanno alcuna giustizia inerente in loro et i peccati non gli sono scancellati, ma solamente rimessi e non imputati.
      23 La giustizia nostra non è altro che la imputazione della giustizia di Cristo, et i giusti hanno bisogno d'una continua giustificazione et imputazione della giustizia di Cristo.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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