Alcuni aggiongevano altre significazioni, chi al numero di 9, chi sino 15.
Ma fra Domenico Soto, opponendosi a tutti, diceva che ciò è un lacerare la fede e dare vittoria a' luterani, e che non vi erano se non due significazioni: l'una la verità e realtà di chi asserisce o promette, l'altra l'assenso di chi l'ascolta, e la prima esser in Dio, la seconda esser sola la nostra; e di questa intendersi tutti i luoghi della Scrittura che della fede nostra parlano, et il pigliar la voce fede per una fiducia e confidenza essere modo non solo improprio, ma abusivo, né mai ricevuto da san Paolo: esser la fiducia niente o poco differente dalla speranza, e però doversi aver per indubitato errore, anzi eresia quella di Lutero: la fede giustificante esser una fiducia e certezza nella mente del cristiano che gli siano rimessi i peccati per Cristo. Aggiongeva il Soto, et era seguito dalla maggior parte, che quella tal fiducia non poteva giustificare, per esser una temerità e peccato, non potendo l'uomo senza presonzione tener per fermo d'esser in grazia, ma dovendosi sempre dubitare. Per l'altra parte teneva il Catarino, con assai buon seguito, che la giustificazione da quella fiducia non proveniva; che il giusto nondimeno poteva, anzi doveva tener per fede d'esser in grazia.
Una terza openione portò in campo Andrea Vega: che non fosse temerità, né meno fede certa, ma si poteva aver una persuasione congietturale senza peccato. E questa controversia non si poteva tralasciare, perché sopra ciò versava il ponto di censurare l'articolo secondo; perilché, prima leggiermente discussa, poi, riscaldatesi le parti, divise e tenne in disputa tutto 'l concilio longamente per le raggioni e cause che si narreranno.
| |
Domenico Soto Dio Scrittura Paolo Lutero Cristo Soto Catarino Andrea Vega
|