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      Fra Antonio Marinaro era di parere che la differenza fosse verbale, e diceva che sí come passando da un gran freddo al caldo, si passa per un grado di freddo minore, il qual non è né caldo, né freddo nuovo, ma l'istesso diminuito; cosí dal peccato alla giustizia si passa per i terrori et attrizioni, che non sono né opere buone, né nuovi peccati, ma i peccati vecchi estenuati: ma in questo avendo tutti gli altri contrarii, fu costretto ritrattarsi. Delle opere fatte in grazia non fu tra loro difficoltà, tutti affermando che sono perfette e meritorie della vita eterna, e che l'opinione di Lutero, che siano tutte peccato, è empia e sacrilega; avendo per biastemma che la beata Vergine abbia commesso un minimo peccato veniale, come poi potrebbono l'orrecchie sostenere d'udire che in ogni azzione peccasse? che doverebbe la terra e l'inferno aprirsi a tante biastemme.
      Nel capo dell'essenzia della divina grazia, per censura degli articoli 22 e 23, fu commune considerazione che la voce grazia in prima significazione s'intenda una benevolenza o bona volontà, la quale quando è in chi abbia poter, partorisce di necessità anco un buon effetto, che è il dono o beneficio, quale esso ancora è chiamato grazia: i protestanti avere pensato che la maestà divina, come che non potendo di piú, ci faccia solo parte della sua benevolenza; ma la omnipotenza divina ricercava che ci aggiongesse il beneficio in effetto; e perché alcuno averebbe potuto dire che la sola volontà divina, che è Dio medesimo, non può avere cosa maggiore, e che anco l'averci donato il suo figliuolo era un sommo beneficio, e che san Giovanni, volendo mostrar il grand'amore di Dio verso il mondo, non allegò altro che aver dato il figlio unigenito, soggiongevano che questi sono beneficii communi a tutti; conveniva che ci facesse un presente proprio a ciascuno.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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