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      Ma i francescani provavano la grazia abituale, perché la carità essa è un abito; e qui fu disputato acremente tra loro et i dominicani, se l'abito della grazia era l'istesso con quello della carità, come Scoto vuole, o pur distinto, come piacque a san Tomaso; e non cedendo alcuna delle parti, si passò a cercar se, oltre questa grazia o giustizia inerente, viene anco al giustificato imputata la giustizia di Cristo come se fosse propria sua, e questo per l'opinione d'Alberto Pighio, il qual, confessandola inerente, aggionse che in quella non conviene confidarsi, ma nella giustizia di Cristo imputata come se nostra fosse. Nissun metteva dubio se Cristo avesse meritato per noi, ma alcuni biasmavano il vocabolo "imputare" e volevano che fosse abolito, non trovandosi usato da' padri, quali si sono contentati de' nomi: communicazione, participazione, diffusione, derivazione, applicazione, computazione, congionzione. Altri dissero che, constando della cosa, non era da far forza sopra una voce, che ogn'uno vede significare precisamente l'istesso che le altre, la quale, se ben non da tutti e con frequenza, fu però alle volte usata; si portava l'Epistola 109 di san Bernardo per questo, et il Vega defendeva che veramente, quantonque il vocabolo non si trovi nelle Scritture, nondimeno è propriissimo e latinissimo il dire che la giustizia di Cristo è imputata al genere umano in sodisfazzione e merito, e che continuatamente è anco imputata a tutti quelli che sono giustificati e satisfanno per i proprii peccati; ma non voleva che si potesse dire che è imputata come se fosse nostra.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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