Ordinò anco che l'istesso ufficio fosse fatto dall'ambasciatore suo in Trento co' legati; e perché era informato che Santa Croce era inclinato alla dissoluzione in qualonque modo, commise all'ambasciatore che con lui facesse passata a dirgli che, se lui avesse operato alcuna cosa contra la mente di Sua Maestà in questo, l'averebbe fatto gettar nell'Adice; il che fu anco fatto publico a tutti e scritto dagli istorici di questo tempo.
Il pontefice, se ben averebbe voluto vedersi libero dal concilio, e da tutta la corte fosse desiderato l'istesso, giudicò necessario compiacer Cesare in tenerlo aperto e non trattare le controversie; ma l'attender alla sola riforma non gli poté piacere né a lui, né a' cortegiani. Però scrisse a' legati che non lasciassero dissolvere l'adunanza, che non facessero sessione sin che da lui non fosse ordinato, ma trattenessero i prelati et i teologi con fare congregazioni, e con quelle occupazioni et essercizii che meglio fosse loro parso. Ma in Trento a' 25 fu solennemente publicato il giubileo in presenza de' legati e di tutto 'l concilio; accioché si potesse attendere a' digiuni et altre opere di penitenza, secondo il prescritto della bolla, fu differita la sessione sino al tempo che fosse intimata, e le congregazioni intermesse per 15 giorni.
[La mossa d'armi turba il concilio]
In questo tempo medesimo s'accostò l'essercito de' protestanti al Tirol per occupar i passi alle genti che d'Italia dovevano passare all'aiuto dell'imperatore, e da Sebastiano Schertellino fu presa la Chiusa; perilché quel contado si pose tutto in arme per impedirgli il progresso, e Francesco Castelalto, che era a guardia del concilio, andò esso ancora in Ispruc, e munita quella città per prevenire l'occupazione de' passi, si pose con la sua gente 7 miglia di sopra; il che fece dubitare che la sede della guerra non dovesse ridursi in quel paese e disturbar intieramente il concilio.
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