Il cardinale, vedendo non poter star nel campo in altra qualità con degnità del papa e sua, fermatosi in Ratisbona fingendosi ammalato, aspettava risposta dall'avo, quale aveva del tutto avisato.
Poste da tutte due le parti le genti e le arme in ponto, quantonque ambidue avessero grosso essercito e si constringessero l'un l'altro presentandosi anco la battaglia, ciascuno quando vedeva il vantaggio proprio, et occorressero all'uno o all'altro molte buone occasioni d'acquistar qualche notabil vittoria, nondimeno dal canto de' protestanti non furono abbracciate per esserle genti commandate dall'elettore dal lantgravio, con pari autorità, governo negli esserciti sempre di pessima riuscita; e Cesare ciò conoscendo, per restar superiore senza sangue e per non dar a' nemici occasione di regolar meglio le cose loro, aspettava che il tempo gli mettesse in mano la certa vittoria, in luogo di quella che poteva sperare con altretanto dubio, esponendosi alla fortuna d'una giornata; onde non fu fatto fazzione di momento e consequenza.
[In Trento si passa il tempo in dispute]
I legati in Trento, liberati dalla soldatesca, regolarono secondo lo stile di prima le congregazioni, ritornandole a' giorni ordinarii e pensando tra loro come andar portando il tempo inanzi, secondo l'intenzione del papa: non trovarono altro modo se non con mostrar che l'importanza della materia ricercava essatta discussione, e con allongare le dispute de' teologi, dando adito, et aggregando nuove materie, del che non era da temer mancamento d'occasione, atteso che, o per la connessione, o per intemperanza d'ingegno, sempre i dottori passano facilmente d'un ad altro soggetto.
| |
Ratisbona Cesare In Trento Trento
|