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      In contrario, dicendo fra Aloisio Cataneo che due sorti di grazia preveniente, secondo la dottrina di san Tomaso, Dio operava nell'animo: l'una sufficiente, l'altra efficace; alla prima può la volontà e consentire e repugnare, ma alla seconda non già, che la contradizzione non comporta che alla efficacia sia repugnato. Allegava per pruova luoghi di san Giovanni e di san Paolo et esposizioni di sant'Agostino molto chiare; rispondeva che aponto di qua nasce che tutti non sono convertiti, perché tutti non sono efficacemente prevenuti; che il timor di offendere il libero arbitrio è stato da san Tomaso levato, il qual disse che sono le cose mosse violentemente, quando da causa contraria, ma dalla causa sua nissuna è mossa per violenza, et essendo Dio causa della volontà, tanto è che sia mossa da Dio, quanto da se stessa; e condannava anzi rideva del modo di parlar de' luterani, che la volontà segue, come un inanimato o irrazionale, perché, essendo razionale di natura, mossa dalla sua causa che è Dio, è mossa come razionale, e come razionale segue; e similmente che Dio converte, se ben non vogliano o ricalcitrino; perché è contradizzione che un effetto ricalcitri alla sua causa; poter avvenire ben che Dio efficacemente converta uno che altre volte prima alla prevenzione sufficiente abbia ricalcitrato, ma non che recalcitri allora, essendo consequente alla efficacia della mozione divina una suavità nella volontà mossa.
      Diceva Soto ogni divina inspirazione per sé sola non essere piú che sufficiente, e quella a cui il libero arbitrio ha consentito, da quel consenso acquistare l'efficacia; non prestando consenso, restar inefficace, non per diffetto suo, ma per diffetto dell'uomo; la qual opinione egli difese con gran timidità, perché l'altro gli opponeva che la distinzione degli eletti alli reprobi venirebbe dal canto dell'uomo, contra il perpetuo senso catolico che per la grazia sono distinti i vasi della misericordia da quelli dell'ira; che l'elezione divina sarebbe per le opere prevedute e non per il divino beneplacito; che la dottrina de' padri e de' concilii africani e francesi contra pelagiani sempre ha predicato che Dio gli fa volere, il che tanto vuol dire quanto Dio ci fa consentire; perilché, mettendo in noi consenso, convien attribuirlo all'efficacia divina; che non sarebbe piú obligato a Dio quello che si salva, che quello che resta dannato, se da Dio fossero stati ugualmente trattati.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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