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      In queste dedizioni acquistò Cesare numerosa quantità d'artegliaria e cavò dalle città per raggione di condanna molti danari alla somma d'assai centenara di migliara, e, quel che piú di tutto importa, restò assoluto patrone della Germania superiore.
      Questa felicità diede molta gelosia al pontefice e gli fece metter pensiero alle cose proprie prima che tutta Germania fosse posta in obedienza. Le genti sue sotto il nipote Ottavio erano molto diminuite in numero per i già partiti col cardinale Farnese e per altri sfugiti alla sfilata per i disaggi. Quel rimanente, al mezo di decembre, ritrovandosi l'essercito imperiale allogiato vicino alla villa di Sothen, partí tutta per ordine del pontefice, dal quale ebbe il nipote Ottavio commandamento di ritornare in Italia e dire al suocero che, essendo finiti i sei mesi, il papa non poteva piú sostener tanta spesa; che era finito il tempo dell'obligazione e ridotto ad effetto quello per che la lega fu contratta, cioè ridotta la Germania in obedienza; con gran querela dell'imperatore che fosse abandonato aponto nella opportunità di far bene e quando piú l'aiuto gli bisognava; perché niente era fatto, quando non fossero oppressi i capi, quali non si potevano dir vinti per esser retirati alla difesa delli Stati proprii; da che, quando fossero liberati, era da temere che ritornassero con maggiori forze et ordine che prima. Ma il papa giustificava la raggione sua di non continuare nella lega e la partita de' suoi con dire che non era fatto partecipe degli accordi fatti con le città e prencipi, che non si potevano stabilire senza lui; e massime che anco erano conclusi in molto pregiudicio della fede catolica, tolerando l'eresia che si poteva esterminare; che egli non aveva, secondo i capitoli della confederazione, participato degli utili della guerra, né de' danari tratti dalle terre accordate; che l'imperatore si doleva di lui quando egli era l'offeso e vilipeso, con danno anco della religione.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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