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      Vedeva ben che l'imperatore l'averebbe ricevuta per offesa grave, ma già a' disgusti poco si poteva aggiongere, et era il papa salito, quando nelle deliberazioni si trovava serrata tra le raggioni che la confortavano e dissuadevano, ad usar il motto fiorentino: "cosa fatta capo ha", e dare mano alla essecuzione della parte necessaria. Però alle feste di Natale scrisse a' legati che facessero la sessione e publicassero i decreti già formati.
     
     
      [Sesta sessione: decreti intorno alla giustificazione]
     
      Il qual commandamento ricevuto, fecero congregazione il dí 3 genaro, nella quale, dopo aver deliberato che s'intimasse la sessione per il 13 con parere e piacere concorde di tutti, essendo ad ogni uno venuto a noia lo star tanto tempo senza risolver niente, proposero i legati di publicare i decreti formati. Quanto a quelli della fede, i prelati imperiali s'opponevano con dire che non era ancora opportunità e bastava publicare la riforma: ma i ponteficii instavano in contrario, allegando esser già noto a tutto il mondo che per sette mesi s'aveva assiduamente ventilata la materia della grazia e giustificazione, et era anco il decreto stabilito; che sarebbe con detrimento della fede, quando il mondo vedesse il concilio temere di publicare quella verità che era decisa. E per esser questi in numero molto maggiore, l'openione loro, aiutata dall'autorità de' legati, superò. Le due seguenti congregazioni furono consummate in releggere i decreti cosí di fede, come de riforma: i quali, accommodate qualche leggieri cosuccie, secondo l'avvertimento di quelli che non erano intervenuti prima, piacquero a tutti.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





Natale Sesta