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      Con le solite ceremonie andati alla chiesa i legati co' prelati il giovedí 13 genaro, giorno destinato per il publico consesso, si tenne la sessione; dove cantò la messa Andrea Carnaro, arcivescovo di Spalato, e fece il sermone Tomaso Stella, vescovo di Salpi, e furono letti i decreti della fede e della riforma.
      Il primo conteneva 16 capi con loro proemii e 33 anatematismi. In sostanza, dopo d'avere proibito credere o predicare o insegnare altramente di quanto era statuito et esplicato in quel decreto, dicchiarava:
      1 Che né gentili per mezi naturali, né giudei per la lettera de Moisè hanno potuto liberarsi dal peccato.
      2 Onde Dio mandò il figliuolo per riscuotere gl'uni e gl'altri.
      3 Il qual se ben è morto per tutti, nondimeno godono il beneficio quei soli a chi il merito di lui è communicato.
      4 Che la giustificazione dell'empio non è altro se non una translazione dello stato di figlio di Adamo nello stato di figlio adottivo di Dio per Giesú Cristo, la quale, dopo la publicazione dell'Evangelio, non si fa senza il battesmo o senza il voto di quella.
      5 Che il principio della giustificazione negli adulti viene dalla grazia preveniente, che gli invita a disporsi con acconsentirgli liberamente a cooperargli, il che fa di sua volontà spontanea, potendola anco rifiutare.
      6 Il modo della preparazione è credendo prima volontariamente le revelazioni e premesse divine, e conoscendosi peccatore, dal timor della divina grazia voltandosi alla misericordia con sperare il perdono da Dio, e perciò comminciare ad amarlo et odiar il peccato; e finalmente proponendo di ricever il battesmo, incomminciare vita nuova e servare i commandamenti divini.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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