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      7 Che a questa preparazione seguita la giustificazione, quale non è sola rimissione de' peccati, ma santificazione ancora, et ha cinque cause: la finale, la gloria divina e vita eterna; l'efficiente, Dio; la meritoria, Cristo; l'istromentale, il sacramento; e la formale, la giustizia donata da Dio, ricevuta secondo il beneplacito dello Spirito Santo e seconda la disposizione del recipiente, ricevendo insieme con la remissione de' peccati, la fede, speranza e carità.
      8 Che quando san Paolo dice: l'uomo esser giustificato per la fede e gratuitamente, ciò si debbe intendere perché la fede è principio e le cose precedenti la giustificazione non sono meritorie della grazia.
      9 Che i peccati non sono perdonati a chi si vanta e si riposa nella sola fiducia e certezza della remissione. Né si debbe dire che quella sola fede giustifichi, anzi ogni uno, sí come non debbe dubitare della misericordia di Dio, meriti di Cristo et efficacia de' sacramenti, cosí risguardando la propria indisposizione, può dubitare, non potendo con certezza di fede infallibile saper d'aver ottenuta la grazia.
      10 Che i giusti con l'osservanza de' commandamenti di Dio e della Chiesa sono maggiormente giustificati.
      11 Che non si può dire i precetti divini esser impossibili al giusto, il qual, se ben cade ne' peccati veniali, non resta però d'esser tale; che nissun debbe fermarsi nella sola fede, né dire che il giusto in ogni buona opera faccia peccato overo pecchi, se opera per fine di mercede.
      12 Che nissun deve presumere d'esser predestinato, con credere che il giustificato non possi piú peccare o peccando debbia promettersi la resipiscenza.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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