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      16 Chi dirà essere certo d'aver il dono della perseveranza senza special rivelazione.
      17 Che li soli predestinati ottengano la grazia.
      18 Che i precetti di Dio siano impossibili al giustificato.
      19 Che non sia altro precetto evangelico che della fede.
      20 Che il giusto e perfetto non sia obligato ad osservare i commandamenti di Dio e della Chiesa, overo che l'Evangelio sia una promessa senza condizione dell'osservanzia de' commandamenti.
      21 Che Cristo è dato per redentore, non per legislatore.
      22 Che il giustificato possi perseverare senza il special aiuto di Dio, o non possi con quello.
      23 Che il giusto non possi peccare, overo possi evitare tutti i peccati veniali, se non per privilegio speciale, come la Chiesa tiene della Vergine.
      24 Che la giustizia non si conservi et accresca per le buone opere, ma siano frutti o segni.
      25 Che il giusto in ogni opera pecca mortalmente o venialmente.
      26 Che il giusto non debbe sperare mercede per le buone opere.
      27 Non esservi altro peccato mortale che l'infedeltà.
      28 Che perduta la grazia, se perda la fede, overo la fede rimanente non esser vera, né di cristiano.
      29 Che peccando dopo il battesmo, non possi l'uomo rilevarsi con la grazia di Dio, overo possi ricuperarla con la sola fede, senza il sacramento della penitenzia.
      30 Che ad ogni penitente vien rimessa la colpa e la pena intieramente, non restando pena temporale da pagare in questa vita o in purgatorio.
      31 Che il giusto pecca se opera bene risguardando la mercede eterna.
      32 Che le opere buone del giusto sono doni di Dio solamente e non insieme meriti del giustificato.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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