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      Del decreto della riforma si diceva esser una pura e mera illusione, perché il confidar in Dio e nel papa che sarebbe provisto di persone degne al governo delle chiese è opera piú tosto di chi facesse orazione che di riformazione. L'innovare gli antichi canoni con una parola sola e cosí generale era confermargli nella introdotta dissuetudine maggiormente; ché volendo restituirgli da dovero, bisognava levare le cause che gl'hanno posti in oblivione e dargli vigore con pene e deputazione d'essecutori et altre maniere che introducono e conservano le leggi. In fine non aversi altro operato, se non stabilito che, col perder la metà delle entrate, si possi star assente tutto l'anno, anzi insegnato a starvi per undici mesi e piú senza pena alcuna, interponendo quei 30 o meno giorni nel mezo dell'altro tempo dell'anno, e destrutto anco a fatto il decreto con l'eccezzione delle giuste e raggionevoli cause; quali chi sarà cosí semplice che non sappia fare nascere, dovendo aver per giudici persone a chi mette conto che la residenza non si ponga in uso?
     
     
      [Discorso del poco consenso e risoluzione che era in concilio in materia di dogmi]
     
      Questo luogo ricerca che si faccia menzione d'un particolare successo, il quale, incomminciato in questo tempo, se ben non ebbe fine se non dopo 4 mesi, appartiene tutto alla presente sessione, et a penetrare che cosa fosse allora il concilio di Trento e che opinione avessero di lui quelle medesime persone che vi intervenivano. Per intelligenza del quale non restarò di replicare che fra Dominico Soto, tante volte di sopra nominato, quale ebbe gran parte, come s'è detto, nella formazione de' decreti del peccato originale e della giustificazione, e che avendo notato tutti i pareri e le raggioni che furono usate in quelle discussioni, pensò di communicarle al mondo e tirare le parole del decreto al suo proprio senso: mandò in stampa un'opera continente tutto intieramente, intitolandola De natura et gratia, e quella dedicò con una epistola alla sinodo, per esser (cosí egli nella dedicatoria scrisse) un commentario de' doi decreti sudetti.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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