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      Sí come i vescovi d'Africa con quei di Cappadocia erano per diametro opposti, dicendo che conveniva rebattezare tutti gli eretici. Il concilio niceno tenne via di mezo, statuendo che i cattari non si rebattezassero, ma sí ben i paulianisti e montanisti. La sinodo constantinopolitana numerò molti eretici che dovessero esser rebattezati et altri che fossero ricevuti con loro al battesmo, in quali sarebbe cosa molto difficile mostrare che usassero la nostra forma: ma quel che piú di tutto importa è che san Basilio attesta che in Roma non si rebattezavano li novaziani, encratici e saccofori, quali egli rebattezava, non avendo quel santo per assorda questa diversità, solo dicendo che sarebbe stato ben congregare molti vescovi per risolver di operare concordamente. Ma a queste cose non attendendo piú che alle favole, si attennero alla corrente dottrina che l'eretico veramente batteza, se usa le parole e ha l'intenzione della Chiesa.
      Il quarto articolo, che il battesmo sia penitenza, attesa la forza del parlare suo, da molti non fu tenuto per falso, allegando che l'Evangelista dicesse san Giovanni aver predicato il battesmo della penitenza, e che Agli ebrei, al sesto, san Paolo chiamasse il battesmo con nome di penitenza. E cosí abbiano parlato anco molti padri, onde l'articolo non poteva esser condannato, se non quando dicesse il battesmo esser il sacramento della penitenza: ma perché in questo senso pareva il medesimo col decimosesto articolo, i piú furono di parere di tralasciarlo.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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