E piú giorni si contese, dicendo questi che era un levare tutta l'autorità al papa, e quelli che l'autorità ponteficia non s'estendeva a fare che il male non fosse male. Da questo s'entrò in un altro dubio: se la pluralità de beneficii fosse vietata per legge divina overo umana; e da quei della residenza de iure divino era detto che per divina, e però il papa non poteva dispensare; gli altri dicevano che per legge canonica solamente: e con difficoltà fu la contradizzione sopita da' legati, essendo da loro tenuta per pericolosa, cosí per metter in campo la residenza, come perché toccava l'autorità del papa, se ben non era nominato, e maggiormente perché quella sottile discussione del valor delle dispense le metteva tutte in compromesso. Essendo molta confusione, Diego di Alano, vescovo di Astorga, disse che, non potendo convenire sopra le dispense, proibissero le commende e le unioni, quali sono i pretesti per palliare l'abuso; e contra l'un e l'altro parlò assai. Disse le unioni e le commende ad vitam esser piene d'assordità, perché apertamente si confessava con quelle di non aver risguardo al beneficio della chiesa, ma alla persona; che erano di gravissimo scandalo al mondo, inventate già poco tempo per saziare l'avarizia e l'ambizione; che era una grand'indegnità il mantenere un abuso cosí pernizioso e tanto notorio. Però i vescovi italiani, che in gran parte erano interessati in uno di questi, non sentivano volontieri proposizioni cosí assolute, lodando che si facesse qualche provisione, ma non tale che le togliesse via a fatto.
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Diego Alano Astorga
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