[I prelati spagnuoli formano una censura sopra gli articoli della riforma, di che i legati offesi scrivono a Roma]
Finita quella congregazione, i prelati spagnuoli con altri che gli seguivano, capo di tutti fattosi il cardinal Pacceco, ridotti al numero di 20 e raggionato insieme, conclusero che nella maniera introdotta nelle congregazioni non si poteva venir mai a risoluzione che valesse, perché quel di buono che era detto, era dissimulato da chi reggeva le azzioni, overo con le contenzioni oscurato; però esser necessario mutar modo e dar in scritto le dimande, che cosí si venirà a conclusione. E fecero una censura sopra i capi proposti e la posero in scritto, presentandola a legati nella congregazione che si tenne il 3 febraro.
La censura conteneva 11 articoli.
1 Che tra la qualità de' vescovi e parochi siano poste tutte le condizioni statuite nel concilio lateranense ultimo, patendo che nel modo tenuto si apra troppo la strada alle dispensazioni, le quali al tempo d'oggi, per le eresie che causano e per li scandali che danno al mondo, è necessario levar a fatto, facendo una piú stretta riformazione.
2 Che si specifichi apertamente che i cardinali siano tenuti risedere ne' loro vescovati almeno sei mesi dell'anno, come agli altri vescovi è commandato nella passata.
3 Che inanzi ogni altra cosa si dicchiari la residenza de' prelati esser de iure divino.
4 Che si dicchiarasse la pluralità delle chiese catedrali esser abuso grandissimo, e s'ammonisce ciascuno, specificando etiam i cardinali, a restare con una sola e lasciare le altre infra certo termine breve, e prima che finisca il concilio.
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Roma Pacceco
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