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      Ispedito l'aviso a Roma, nelle seguenti congregazioni proposero i legati di riformare diversi abusi. Il primo fu di quelli che, ricevuto un beneficio e titolo, non pigliano l'ordine sacro o la consecrazione rispondente a quello. Tutti detestarono l'abuso, laudarono che si rimediasse. Ma il cardinal Pacceco disse che ogni rimedio sarebbe deluso, se non si levavano le commende et unioni, essendo chiaro che una catedrale può essere commendata anco ad un diacono, e chi vorrà una parochiale senza ordinarsi in sacris, la farà unire ad un beneficio semplice che non ricerca ordine, e cosí la tenerà in consequenza di quello senza essere consecrato. Le altre riforme furono sopra diverse essenzioni dalle visite episcopali, dagli essamini loro, dalla cognizione delle cause civili e dalla revisione del governo de' ospitali, nel che credevano i legati acquistar la grazia de' vescovi, allargando la loro autorità: ma, come avviene a chi pretende raggione nel tutto, che resta offeso per la restituzione della metà, pareva (a spagnuoli massime) che gli fosse fatto torto maggiore con rimediare ad alcune. Ma crescendo il numero de' italiani che a' legati aderivano, i spagnuoli si restrinsero a parlare piú riservatamente, tanto piú aspettando risposta da Roma sopra le proposizioni loro, essendosi scoperto che là erano state rimesse.
     
     
      [Il papa fortifica la parte sua in concilio con mandarvi vescovi italiani, e fa consultar le censure degli spagnuoli]
     
      Il pontefice, ricevuto l'aviso, immediate scrisse a Venezia lettere efficacissime, ma insieme amorevolissime al noncio suo per far ritornar i prelati, quali erano ancora quasi tutti in quella città; e dal noncio l'officio fu fatto in tal modo, che tutti ebbero per favore il far il viaggio, poiché si trattava tanto servizio del pontefice.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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