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      Al 10°, di far il processo in partibus di quelli che si promovono alle chiese catedrali, non si vede né il modo, né il frutto di questa diligenza, essendo cosí facile trovar chi deponga il falso in partibus, come in Roma. Dove quando si possa aver, come quasi si può sempre, tanta notizia che basti, è superfluo cercar altro.
      All'11°, che nissun si ordini, se non dal suo vescovo, pare che il rimedio della bolla possi bastare, e tanto piú quanto che per essa si provede per piú d'un modo agl'inconvenienti che si pretendono circa questo capo.
      Spedí immediate il pontefice la risposta a Trento, con rimetter alla prudenza de' legati, che, ben consegliati con gli amorevoli risolvessero come meglio avessero giudicato sul fatto di conceder o parte, o tutte le cose richieste, dentro però de' termini consultati da' deputati in Roma: rimettendo parimente a loro il negar ogni cosa, se si fossero veduti in stato di poterlo fare. Gli avisò dell'ufficio fatto con quelli che erano in Venezia, soggiongendo che tenessero la sessione al debito tempo, tralasciando a fatto i capi di dottrina de' sacramenti, e publicando i soli anatematismi ne' quali tutti sono convenuti, poiché quella dottrina non si può esplicare senza qualche pericolo; che tralasciassero a fatto il decreto degli abusi de'sacramenti del battesmo e confermazione, non essendo possibile toccar quella materia senza offender tutto l'ordine de' poveri preti e frati e dar troppo gran presa agli eretici, confessando d'aver approvato per i passati tempi notabili assordità; aggionse in fine che del rimanente operassero sí che la sessione riuscisse piú quieta che si potesse, ma con degnità della Sede apostolica.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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