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      E per questa causa tra spagnuoli e napolitani sediziosamente si venne alle arme e vi furono molte uccisioni, con pericolo anco di ribellione. Dopo ordinate le cose e poste 50000 persone in arme, che con segni delle campane si radunavano, e ridottisi i spagnuoli ne' castelli et il popolo a' luoghi opportuni fortificatosi d'artegliaria, si fece quasi una guerra formale tra la città et i castelli; essendo durato il tumulto dal fine di maggio sino mezo luglio, con uccisione tra l'un e l'altra parte di 300 e piú persone; nel quale mentre mandò anco la città ambasciatori all'imperatore et al pontefice, al quale si offerirono di rendersi, quando avesse voluto ricevergli. Ma a lui bastava nodrire la sedizione, come faceva con molta destrezza, non parendogli aver forze per sostenere l'impresa, se ben il cardinale teatino, arcivescovo di quella città, promettendogli aderenza di tutti i parenti suoi, che erano molti e potenti, insieme con l'opera sua, che a quell'effetto sarebbe andato in persona, efficacemente l'essortava a non lasciar passar un'occasione tanto fruttuosa per servizio della Chiesa, acquistandogli un tanto legno. Li spagnuoli, chiamati aiuti da diverse parti, si resero piú potenti e vennero anco lettere dall'imperatore che si contentava che non fosse posta Inquisizione, perdonava alla città, eccettuati 19 che nominava, et uno che averebbe scoperto a tempo, pagando quella nondimeno 100000 scudi per emenda: condizioni che per necessità furono ricevute e fatti morire per giustizia quei pochi che de' 19 si potero aver, restò il tumulto quietato.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





Chiesa Inquisizione