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      Tra le publiche vi fu che il re mandasse al concilio di Bologna quanto prima il maggior numero de' prelati che si potesse. Fu contratto matrimonio tra Orazio Farnese, nepote del papa, e Diana, figlia naturale del re, d'età d'anni 9. Mandò il re 7 cardinali francesi a fermarsi in corte per dar riputazione al pontefice e nodrire l'amicizia tra ambidoi. Creò il pontefice ad instanza del re, il 26 luglio, cardinali Carlo di Ghisa, arcivescovo di Rems, e Carlo di Vandomo del sangue regio.
      In fine d'agosto si trasferí Cesare in Augusta per celebrarvi la dieta, avendo attorno la città tutto l'essercito de spagnuoli et italiani, et in essa città alquante insegne di fantaria. Si fece il principio al primo di settembre, dove Cesare principalmente intento a pacificare la Germania, diede parte di tutto quello che aveva per il passato fatto in diverse diete per conciliarla e come per questa causa aveva operato che fosse convocato e principiato il concilio in Trento: ma non avendo tanta sua fatica giovato, era stato costretto passar ad altro rimedio. E perché era piacciuto a Dio dar felice riuscita al suo conseglio, riducendo lo stato di Germania in termini che si poteva aver certezza di riformarla, aveva congregato per l'istesso fine i prencipi. Ma perché la differenza della religione era causa di tutte le turbulenze, era necessario comminciare di là. Diversa era l'opinione de' prencipi in quella dieta, perché, tra gl'elettori, gl'ecclesiastici desideravano et instavano che il concilio di Trento si facesse, e non ricercavano in ciò condizione alcuna; i secolari aderenti a luterani si contentavano con queste condizioni, che fosse libero e pio, che in quello il pontefice né in propria persona, né per l'intervento d'altri fosse presidente e relassasse il giuramento col quale i vescovi gli sono obligati, et appresso che i teologi protestanti avessero voto decisivo e che i decreti già fatti si reesaminassero; gli altri catolici dimandavano che il concilio si continuasse e che i protestanti avessero publica sicurezza d'andarvi e di parlar liberamente, ma fossero poi sforzati ad ubedire i decreti.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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