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      [Pietro Aloisio, figlio del papa, è ucciso, onde s'interrompono tutte le azzioni conciliari in Bologna]
     
      Stava il pontefice con l'animo sollevato, attendendo il successo della dieta in Germania, mentre il 10 settembre Pietro Aloisio, duca di Piacenza, suo figlio, fu da congiurati nel proprio palazzo trucidato, il cadavero ignominiosamente esposto e trattato: e poche ore dopo arrivarono genti da Milano, mandate da Ferrando Gonzaga, vice-duca, che s'impadronirono della città. Questa novità afflisse il pontefice sopra modo, non per la morte violenta del figlio, né tanto per l'ignominia, quanto per la perdita della città e perché vedeva chiaramente il tutto esser successo con participazione di Cesare.
      Ma in Bologna i legati pensarono che a tanta afflizzione et occupazione del papa non era tempo d'aggiongere due lettere alla settimana, che si scrivevano di quello che passava in concilio, e però conveniva prolongar la sessione per longo tempo et intermettere tutti gl'atti conciliari, se ben ciò s'averebbe con dignità fatto, celebrando la sessione intimata per i 15 e differendo la futura; nondimeno, ricercando cosí la mestizia che si doveva tener per la morte del duca che non si facesse alcuna solennità, esser meglio anticipar quella et in una congregazione differirla. Perilché il 14, chiamati i prelati tutti nella casa dell'abitazione del cardinale del Monte, egli parlò loro in questa sostanza: che il dí de domani era determinato per la sessione, ma ogni uno vedeva le angustie di che la sinodo era circondata; non esser ancora gionti molti prelati che sono in viaggio, specialmente francesi, et i venuti già poco tempo non esser informati, anzi quei medesimi che tutta l'està sono stati presenti alle dispute di questi minuti teologi, non esser ben in ordine: aggiongersi l'atrocità della morte del duca, che teneva ogni un sospeso e loro occupati in attender alla sicurezza delle città della Chiesa; rallegrarsi d'aversi riservato di poter prorogar la sessione, per liberarsi dal travaglio di dover andar in chiesa a celebrarla; esser suo conseglio, anzi necessità di valersi di quella riserva, allongando la sessione al presente senza celebrarla domani.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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