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      Ma sopra tutto esser molto opportuno questo che fa il re, promettendo tutte le sue forze per conservare la degnità ponteficia, in questo tempo che e cosí vilipesa. Aggionse che pregava il pontefice a ricever il re per figliuolo e promettersi da lui ogni aiuto, e del resto avere mira che la Chiesa non ricevi alcun danno o vergogna, essendo ben noto da che deboli principii sono nate de' gran fazzioni, le quali hanno condotto i pontefici in gran calamità. Passò agli essempi di molti papi tribulati e da' re di Francia difesi e, sollevati: concludendo che il presente re non vorrà esser inferiore a suoi progenitori nel conservare la degnità della Sede apostolica.
     
     
      [Il papa scrive a' prelati di Bologna, i quali mantengono la traslazione]
     
      Fu opinione di molti che il pontefice fosse autore al Ghisa di parlare in quel tenore per dar animo a cardinali suoi dependenti e per mortificare li spiriti elevati degli imperiali, e far vedere che non potevano pensar a sforzarlo; e per esseguire quanto a don Diego aveva detto, scrisse a Bologna al cardinale del Monte la proposizione fattagli e la deliberazione sua, ordinandogli che quanto prima, invocato lo Spirito Santo, esponesse il tutto a' padri, et inteso il loro parer, rescrivesse qual fosse la mente del concilio. Il legato, congregati i padri, espose le commissioni e fu il primo a dire il voto suo; il quale fu dagl'altri seguito; perché lo spirito solito a mover li legati conforme alla mente del papa e li vescovi a quella de' legati operò come altre volte fatto aveva.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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